Come l’esperienza recente del mondo ingiunge a noi attraverso la pandemia, l’ordine delle cose consuete si incrina, il tempo si accelera e lo spazio implode su di sé. Questa specifica dimensione, in cui l’orizzonte dell’uomo vacilla, in cui il suo anelito tende alla ricerca e al dispiegamento di una forza celeste, ci fa rileggere l’opera di Andrej Tarkovskij come un prezioso lascito da considerare nell’ora presente. Come egli stesso ebbe a dire meditando sul ruolo dell’artista, come colui che forma il tempo come opera d’immagine: “Pensate a Mandel’štam, pensate a Pasternak, […] e comprenderete quale enorme forza emozionale sia ripòsta nelle immagini sollevate alla massima altezza al di sopra della terra. Tale artista sa scorgere le caratteristiche dell’organizzazione poetica dell’esistenza. Egli è in grado di oltrepassare i limiti della logica rettilinea per esprimere la particolare natura dei sottili legami e dei fenomeni profondi della vita, la sua profonda complessità e verità.”
Fabio Melelli, Università di Perugia: Tarkovskij nella storia del cinema
La natura dell’ispirazione di Tarkovskij è composita, quanto longeva e spesso complessa è stata la decifrazione di cosa sia per lui l’arte cinematografica. Il professor Melelli esporrà quale è lo specifico ruolo dell’opera di Tarkovskij nella settima arte, avendo egli stesso avuto un confronto e un dialogo con varie figure capitali del cinema mondiale, quali Ingmar Bergman, Federico Fellini, Robert Bresson, Akira Kurosawa. Noto è il rispetto che un maestro come Ingmar Bergman ebbe per la capacità di visione del regista russo: “Quando il film non è un documento, è un sogno. Per questo Tarkovskij è il più grande di tutti. Lui si muove con assoluta sicurezza nello spazio dei sogni, lui non spiega e, del resto, cosa dovrebbe spiegare? È un osservatore che è riuscito a rappresentare le sue visioni facendo uso del più pesante e del più duttile dei media”
Edoardo Manuel Salvioni, redazione de la confederazione italiana: Scolpire il tempo. “Lo sconfinato grazie ai confini”
L’arte cinematografica di Tarkovskij, pur ricca di suggestioni tecniche e di una maestria estetica indubitabile, è innanzitutto una personalissima scienza della visione. Una meditazione su cosa significhi vedere e riprodurre il mondo, una risposta visiva ad una specifica idea di domandare cosa sia il tempo, come esso si modelli. In questo intervento si cercherà di sviscerare le ragioni e la specificità di pensiero, il percorso e i fatti, la storia che ha portato Tarkovskij a scrivere un saggio fondamentale come “scolpire il tempo”, in cui egli rivela i nodi cruciali della sua esperienza di uomo ed artista. Egli ci offre una serie di suggestioni sulla perdita dello spazio interiore, che si rivelano oggi ancora più definitive e decisive per leggere l’ora e qui.
Andrej Tarkovskij, regista, presidente dell’Istituto internazionale Andrej Tarkovskij: Tarkovskij. Il cinema come preghiera. La conferenza “L’apocalisse” di Andrej Tarkovskij.
Nel 1984 Andrej Tarkovskij tenne una conferenza al St James Church di Londra. In essa, esponendo il nucleo sorgivo del suo pensiero estetico, giungeva a confrontarsi col testo della tradizione di Giovanni. Egli ne offriva una lettura inedita, che invece di basarsi su una interpretazione allegorico-simbolica, cercava di guardare all’apocalisse per la sua dimensione di nuda immagine: in cui il lettore è colui che deve entrare senza mediazione nell’immagine, eludendo ogni interpretazione. Una “esperienza irreversibile” che disegna e definisce il destino dell’uomo. Andrej Andrjeevič Tarkovskij, figlio del regista, nonché regista egli stesso, si è occupato a lungo di comprendere, investigare ed ordinare il retaggio paterno, attraverso una speculare opera cinematografica, Tarkovskij. Il cinema come preghiera, attraverso un film come album di memorie, in cui tali temi trovano la loro genealogia. La dimensione escatologica ha un valore non semplicemente estetico, ma radicalmente spirituale. In questo intervento egli rivelerà sulla base della sua esperienza diretta quale fosse il significato di questa dimensione di rivelazione che nell’opera ultima di suo padre riveste una importanza capitale.
Giovanni Chiaramonte, fotografo: L’immagine come natura dell’essere umano in Andrej Tarkovskij
Il fotografo Giovanni Chiaramonte nella riflessione sulla propria opera ha percorso un cammino di studi sull’immagine speculare nel canone occidentale, che nel XIX secolo ha generato fotografia e cinema, gli strumenti fondamentali della comunicazione e dell’arte contemporanea, per tutte le culture del mondo. La visione di Andrej Rublëv nel 1972 segna in profondità l’arte di Giovanni Chiaramonte, che scrive la prefazione alla prima edizione dei Diari. Martirologio e che realizza il libro Luce istantanea, un’antologia di polaroid e testi del regista pubblicata dai più importanti editori del mondo sino alla Cina. Chiaramonte leggerà e commenterà piccoli brani della conferenza sull’Apocalisse, indicando il cosciente radicarsi di Andrej Tarkovskij nell’esperienza originaria dell’immagine e della parola nel loro porsi come dato primo non interpretabile, rispetto al farsi critico della logica, della filosofia, della teologia.
Geminello Alvi, redazione de La confederazione italiana: L’apocalisse di Tarkovskij
Ordine e tempistica degli interventi
Alvi: Introduzione. 5 minuti.
Melelli: 15 minuti
Salvioni: 15 minuti
Chiaramonte: 15 minuti
Tarkovskij: 15 minuti
Alvi: 15 minuti
Alvi riapre il secondo giro degli interventi
Gli interventi del secondo giro saranno caratterizzati dalla possibilità di domande e di ripresa di alcuni dei precedenti temi.
Discussione con i collaboratori de La Confederazione Italiana ai quali sarà mandato l’invito zoom
Durata del seminario: circa 1h 45 min
Il seminario sarà disponibile in diretta streaming su youtube a questo Link
Molto interessante.